Lo stile è il modo di raccontare chi sei senza parlare

Vorrei che ogni vita umana potesse essere pura, trasparente libertà (Simone de Beauvoir)

E nuovamente settembre è arrivato. Come sono solita fare, chiudo emotivamente il periodo vacanziero appena trascorso, ritorno agli impegni del mio quotidiano e non tralascio mai di dedicare un po’ di tempo mentale ad ipotizzare le mete del mio prossimo viaggio: mi piace e soprattutto mi agevola la ripresa. Idem il blog: parto ad agosto, ne sospendo la scrittura perché mi impongo di lasciare il pc a casa ma mi organizzo per fare in modo di vivere esperienze di cui parlare al mio rientro. Visitare Boston mi ha così dato la possibilità di vedere la mostra”Gender Bending Fashion”al Museum of Fine Arts. Un’esposizione di oltre 60 capi d’abbigliamento realizzati da grandi stilisti che con le loro creazioni sono riusciti a rompere la rigida dualità di genere nel costume, ribaltare le tradizionali idee sull’abbigliamento, allontanandosi da una moda considerata come permessa e concessa unicamente o al mondo maschile o a quello femminile. Capi che permettono ovviamente anche di raccontare i cambiamenti avvenuti nella società nel corso del tempo. Quali mi hanno colpito di più? Sicuramente i primi pantaloni femminili, un indumento considerato inconcepibile per “le donne oneste” e condannato dalla legge. Particolarmente interessante l’intuizione avuta da Vivienne Westwood nel trasformare il tradizionale kilt in un tailleur decisamente femminile. E indimenticabile l’esposizione degli outfit di persoggi camaleontici e rivoluzionari come Marlene Dietrich e David Bowie. Una mostra che mi ha dato la possibilità di constatare nuovamente quanto la moda sia stata e sia sempre all’avanguardia. Peccato per l’allestimento: una maggior cura ne avrebbe completato il successo.